La personalità di un individuo è data dall’insieme di caratteristiche e tratti stabili con cui questi  percepisce, rappresenta e pensa se stesso ed il mondo ed interagisce con gli altri. Essa si forgia attraverso le interazioni che abbiamo  lungo la nostra storia di relazione, che determina i nostri assetti interni, il nostro carattere, la predisposizione a certi disturbi psicologici.

Sono le nostre esperienze di sicurezza o insicurezza, di cura o trascuratezza, di riconoscimento e sintonizzazione, di ammirazione o svalutazione che abbiamo vissuto  che decidono come saremo una volta adulti: il nostro mondo psichico si organizza spontaneamente come fosse un palcoscenico su cui riproduciamo attese, speranze, paure che hanno caratterizzato le relazioni che abbiamo vissuto ed in aspettative che proiettiamo sulle  relazioni che stiamo vivendo. I vissuti e sentimenti di fatica emotiva che l’individuo sperimenta nelle relazioni con gli altri ed i fallimenti nella gestione di situazioni problematiche, o la sensazione di non riuscire ad adattarsi flessibilmente ai cambiamenti rimanendo ancorati a modelli di relazione inefficaci, possono spesso provocare grande sofferenza e sentimenti di inefficacia e scarsa autostima.

Le emozioni, come euforia o tristezza, fanno parte della vita di ogni giorno e rappresentano il nostro modo di reagire alle situazioni quotidiane: la tristezza è una risposta universale della persona alle delusioni e ad altre avversità, mentre la gioia è una risposta universale al successo e ad altre situazioni incoraggianti. Quando queste emozioni sono troppo intense e persistenti ed ostacolano seriamente la vita di relazione delle persone, possiamo parlare di disturbi dell’umore. Anche l’ansia è una risposta adattiva della persona all’ambiente, ma se troppo intensa può causare uno spiacevole stato di stress, nervosismo e malessere ed interferire con le normali attività della persona. 

La relazione di coppia non è statica e tende a cambiare nel tempo, proprio come gli individui che la compongono. Con l’approfondimento della conoscenza reciproca, la relazione fra i due partner diventa più stabile, ma le emozioni travolgenti dell’inizio si fanno sempre più sfumate e si fa spazio una valutazione più oggettiva delle caratteristiche dell’altro e talvolta la delusione delle aspettative riposte reciprocamente. Tutti questi cambiamenti possono portare a vivere un momento di crisi.

La crisi non è necessariamente una fase catastrofica e non esistono coppie che in tutto il corso della relazione non sperimentino momenti di tensione. Nell’uso comune il termine crisi ha assunto un’accezione negativa, ma se guardiamo al significato etimologico di questa parola (krino = valutare, discernere) possiamo coglierne anche una sfumatura positiva: un momento di crisi può essere considerato un momento di riflessione, di valutazione e può trasformarsi nel presupposto necessario per il suo superamento.

Difficoltà nei passaggi del ciclo di vita

Il ciclo della vita degli individui prevede fasi evolutive prevedibili (separazione dalla famiglia d’origine e costruzione della coppia, nascita dei figli, crescita dei figli fino allo svincolo, nido-vuoto e re-investimento nella coppia, invecchiamento) ed ogni fase richiede precisi compiti evolutivi. Il passaggio da una fase all’altra, rappresenta per l’individuo un momento di cambiamento e come tale può dare luogo a sentimenti di fatica, senso di minaccia, disorientamento e vuoto.

Affrontare questi cambiamenti richiede flessibiltà, capacità di adattamento e tempo per riorganizzare emotivamente e cognitivamente il proprio ruolo all’interno dei sistemi di relazione che stanno cambiando, con inevitabili riadattamenti del proprio senso di identità.

 Traumi ed eventi di vita

Il trauma psicologico può essere definito come una “ferita dell’anima”, come qualcosa che rompe il consueto modo di vivere e vedere il mondo e che ha un impatto negativo sulla persona che lo vive. Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche a cui può andare incontro una persona nel corso della vita; traumi “piccoli”,  ovvero esperienze soggettivamente disturbanti che sono caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente intensa e traumi “grandi”, ovvero esperienze che minacciano la propria incolumità o quella delle persone a noi care.   

Non tutte le persone che vivono un’esperienza traumatica reagiscono allo stesso modo: le persone possono superare il trauma oppure rimanere “bloccate” nel ricordo di ciò che hanno vissuto.